SU DI NOI

Tratto da Scattola Associati,
Temi Opere e Progetti

L'architetto Leonardo Bettinardi ha inserito nel libro "Architetture Scattola Associati" un suo pensiero sull'architettura: "Viviamo in un territorio ad alta densità abitativa, in un Veneto che non sembra più palesare una forte cesura tra città e campagna. La nostra regione appare come un'enorme distesa che si svolge senza soluzione di continuità fatta di una miriade di villette unifamiliari, di campi coltivati, di capannoni, di ville palladiane, di case a schiera e quant'altro, gli uni quasi giustapposti agli altri senza particolare criterio. E' dato pensare che l'immagine di un territorio frammentario e sregolato induca gli organi di governo e di controllo a supporre che solo una maggiore regolamentazione, unita ad una già esistente e smisurata quantità di leggi e vincoli, possa contrastare un ulteriore sviluppo di questo fenomeno di urbanizzazione disorganizzata e diffusa. Salvo poi ammettere, o sarebbe meglio dire concedere, una quantità altrettanto infinita di eccezioni che possono derogare dalla regola ferrea, eccezioni di cui beneficiano (solo) coloro che hanno le potenzialità economiche o le giuste conoscenze che vengono fatte valere a tutti i livelli, sia che riguardino grandi interventi a valenza territoriali, sia che riguardino piccoli interventi privati nella frazione più sperduta.
Affermazioni quali "Chi è che ha autorizzato quell'obbrobrio? Sarebbe da licenziare su due piedi!" o "Quell'ecomostro grida vendetta! ma chi glielo ha permesso?" divengono litanie popolari ripetute ad ogni piè sospinto. Approfondendo il giudizio però si viene spesso a scoprire che la maggior parte degli stessi interventi non sono abusi edilizi bensì soltanto eccezioni all'intricato ed intransigente apparato normativo che possediamo. L'immagine di questo territorio induce a ritenere, anche nei casi in cui circostanze favorevoli e una forte volontà politica hanno acconsentito di realizzare uno sviluppo urbano fedele alle prescrizione del P.R.G., che lo zooning non riesca a cogliere le esigenze di qualità contemporanee, dimostrandosi incapace di incentivare interventi di riqualificazione tesi a ricercare una nuova e più complessa qualità della città.
Di contro, l'uniformità che riscontriamo nei centri storici delle nostre splendide città non è il risultato di particolari norme locali, quanto della stratificazione e del perfezionamento di una consolidata tecnica costruttiva per la quale i muri erano in mattoni pieni, i solai in legno ed i tetti a due falde o a padiglione. In epoca moderna invece sembra venuta meno la consapevolezza dei progettisti che non ha importanza tanto il singolo intervento edilizio, quanto la città nel suo insieme. Appare difficile che si riesca ad uscire da questa situazione di impasse meramente per via normativa, seguendo la semplicistica istanza del "si faccia una legge per evitare questo o quell'altro". Mancano soluzioni spicce o preconfezionate, appare tuttavia plausibile l'ipotesi che sarebbero sufficienti poche regole ma chiare ed inderogabili per governare il territorio. A sua volta questa può sembrare una visione semplicistica della realtà, ciononostante esistono interventi che rappresentano il principio minimalisti di un'onesta semplificazione: come il piano di Monte Carasso elaborato da Luigi Snozzi o le esperienze di pianificazione fatte nel Nord Europa nei quali si cerca di sviluppare le aree urbane coinvolgendo organicamente gli attori del territorio. Alla base di tutto vi dev'essere un'idea di città, una visione concreta che incida sulla realtà del territorio e che possa poi essere declinata nei singoli interventi. Ed è in virtù di tale idea che è possibile affermare che senza la condivisione di alcuni principi fondamentali di riferimento, quali l'omogeneità, la semplicità, la durata e la disponibilità alla trasformazione, nessun nuovo apparato normativo ritenuto assolutamente necessario riuscirà a plasmare un contesto ordinato, "un impianto di fondazione, che potrà diventare traccia archeologica destinata a durare nel tempo, e base per organizzazioni diverse degli spazi e delle funzioni, come è avvenuto per secoli nelle città antiche"."