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Tratto da Scattola Associati,
Temi Opere e Progetti

L'architetto Boris Podrecca su "Architetture Scattola Associati" ha scritto "Come ci insegna Adolf Loos, fare architettura significa soprattutto introdurre su un tessuto storico una mediazione culturale. L'intuizione dell'architetto deve saper cogliere con nun contenuto slancio di anticipazione le necessità del tempo, senza rinnegare il legame con il passato. Agostino Scattola avrà percorso mille volte la Pontebbana risalendo ai suoi luoghi da Venezia, dove ha studiato con Vallle, Gregotti e gli allievi di Scarpa. Ripercorrendo tutta la bruttura della città diffusa, interrotta qua e là dal bagliore delle ville venete settecentesche -spille preziose su un tailleur consunto -si sarà chiesto come opporsi sia alla dottrina del geometra che alle macro ideologie della città e territorio della sua scuola veneziana. Probabilmente da questa mediazione si forma il linguaggio denotativo del suo atelier.
Lavorare nella provincia nativa, fuori dagli agglomerati, significa una partenza di ragionevole modestia, con progetti a media scala. Già Joseph Rykwert, ripercorrendo l'opera di Gino Valle, deplorava che i francesi avessero sminuito a tal punto la parola "provincial" da privarla di ogni senso elogiativo - provinciale sarebbe in senso letterale un contesto valido. Partendo da questi presupposti si legge nell'opera dell'atelier Scattola un rapporto calato nell'occasionalità del luogo, senza alcun atteggiamento chiuso. Nelle case e riconversioni sussiste un modo di irripetibilità testuale e con i suoi vestiti su misura, Scattola nega la solita confezione del progetto totalizzante.
Nonostante l'assoluta inesistenza di loquacità performative, sarebbe inopportuno e falso interpretare la sua architettura attraverso un aspetto minimalista. Tutti gli elementi linguistici evocano un razionalismo senza pretese di visioni complessive e descrizioni meccaniche postmoderne scarpiane o territorialistiche. Questo atteggiamento di intrinseco percorso legato alla committenza conduce ad un intreccio di spazi di vita inconfondibili e multifocali, mai virtuali, eccitanti o evasivi. Attraverso la sua solidarietà compositiva ridotta, dimostra una capacità di assorbimento di tutte leistanze archiculturali del proprio territorio. Vari scenari urbani, spazi pubblici degradati, singoli oggetti storici trascurati, vengono rianimati con un rispetto del sentimento comune e del bene collettivo. La semantizzazione dello scenario urbano non darebbe di per sè garanzie di qualità se restasse avulsa da un progetto eterogeneo e complessivo di adozione sociale.
Le modificazioni autonome dell'Atelier Scattola consentono un intervento immediato preferibile sia allo stato di pianificazione a lungo raggio che a quello della solita sclerotizzazione del settore. Queste esperienze della realtà progettuale sono emerse proprio nel progetto sulla Cittadella della Giustizia a Bassano del Grappa., impostato dal nostro studio viennese e poi materializzato da Scattola e dai suoi collaboratori pro loco. Si trattava di utilizzare un vuoto urbano come polo di riqualificazione per costruire nel costruito ed evitare lo spreco edilizio dello sprawl urbano. Qui, in tutte le scelte tecniche ed estetiche, affiora il legame con la memoria storica per definire e concretizzare un luogo.